Un altro duro colpo è stato assestato dal governo alla già ampiamente compromessa rete stradale siciliana. Il finanziamento per completare lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento, un’arteria fondamentale per la viabilità dell’isola, è stato escluso dalla lista delle opere di interesse nazionale contenuta nel Dpp (Documento pluriennale di programmazione). Un atto insensato e controproducente da parte del Consiglio dei Ministri, ingiustificabile ai nostri occhi, se si considera lo stato inaccettabile in cui versano le strade siciliane. Non si hanno informazioni sulle motivazioni della scelta scellerata di interrompere il finanziamento di un’opera già avviata, con l’inevitabile conseguenza di aggiungere una nuova voce al già corposo elenco siciliano delle opere incompiute, che sono sempre sinonimo di spreco di soldi pubblici e degrado ambientale. Un’opera che ha una storia finanziaria, progettuale e gestionale complessa, fatta di delibere Cipe, fondi stanziati dalla Regione, fondi distribuiti al CAS (Consorzio Autostrade Siciliane) e costi crescenti dei lavori di manutenzione, ma che di fatto rischia di non essere mai ultimata. Il mancato completamento della Palermo-Agrigento ha un costo elevato anche in termini di vite umane. Le cronache ci raccontano continuamente di quest’arteria come teatro di gravi incidenti, spesso mortali.
Da anni si assiste a inaugurazioni-farsa, rinvii generalizzati, lavori carenti per rispetto della tempistica e degli standard qualitativi. Chiediamo dunque che il finanziamento dell’opera venga reinserito nella lista e che si ponga termine a questa insensata politica degli annunci, spesso a fini meramente elettorali e mai seguiti da fatti, che sta mettendo in ginocchio tutto il Mezzogiorno. Anche altrove le cose non vanno affatto meglio, come dimostrano gli ultimi crolli di Ancona e Fossano. Data quindi l’inadeguatezza delle condizioni della rete stradale nazionale, e in particolare dei tratti sopraelevati, è stata depositata un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro Delrio, per comprendere se e come il governo intenda, nell’ottica di favorire un adeguato livello di sicurezza, procedere ad una mappatura dettagliata dei ponti e dei viadotti che sono considerati a rischio strutturale, per programmare così gli interventi in maniera efficace.
Oggi il Presidente dell’Anas Armani è stato convocato in Commissione Ambiente e ha presentato una relazione (Audizione Presidente Anas Armani in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati 26.04.17). Di fatto questo documento è una fotografia triste che non prevede un preciso indirizzo metodologico sulla mappatura del patrimonio infrastrutturale, oggetto della mia interrogazione parlamentare. A fronte di fondi stanziati e gare da avviare e gestire, è come se il paese restasse ad aspettare, sperando che altri viadotti non crollino. Non capisco quali certezze abbia in mano il presidente Armani per affermare che il problema non sia diffuso, quando sui giornali odierni si può leggere un’intervista ad un imprenditore edile e politico siciliano che afferma di non volere più partecipare alle gare per viadotti ed edilizia scolastica, poiché ritiene inammissibile partecipare a gare con eccessi di ribasso così accentuati, che comportano risparmi nella qualità dei materiali, che si ripercuotono inevitabilmente sulla sicurezza delle opere.
Infine risulta davvero incomprensibile l’arretramento da parte del Consiglio dei Ministri in tema di gestione e vigilanza sugli appalti, con il depotenziamento dell’Anac di Cantone (un provvedimento frutto di una mano invisibile, che tutti i membri del governo rinnegano pubblicamente, senza alcuna credibilità). Sui crolli di questi anni infatti pesano gravi sospetti di irregolarità e speculazioni, come dimostrano i recenti risultati dell’indagine sul paradossale cedimento del viadotto Scorciavacche, proprio sulla Palermo-Agrigento, avvenuto soltanto 10 giorni dopo l’inaugurazione. Anche per il viadotto Himera, sulla Palermo-Catania, la ricostruzione sembra ancora lontana, con tutti i disagi che questo comporta per aziende, cittadini, e turisti. Il nuovo Codice Appalti non sta portando benefici ma il solo risultato di ridurre la spesa pubblica, con l’effetto di alimentare la crisi di interi settori e la chiusura delle aziende, e il correttivo non contiene soluzioni incisive. Questa diminuzione consistente della spesa pubblica sarà utile anche a chi vorrà attaccare il prossimo governo, strumentalmente accusandolo di aumentare la spesa stessa. Tutti questi elementi concorrono a formare un quadro davvero poco rassicurante. È dunque necessario un repentino cambio di marcia da parte dell’esecutivo, che invece di produrre norme anti-vigilanza, farebbe bene a occuparsi seriamente del meridione e della manutenzione di infrastrutture fondamentali per l’intero paese.