La Commissione europea ha inviato all’Italia un parere motivato in merito alla procedura di infrazione 2014_2147 concernente la “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente – superamento dei valori limite di PM10”. Il parere motivato è il secondo stadio della procedura d’infrazione comunitaria, un ultimo avviso prima di un eventuale (e in questo caso pressoché certo) ricorso in Corte di giustizia dell’Unione europea.
Il PM10 è causato principalmente da emissioni connesse al consumo di energia elettrica e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. Ogni anno l’inquinamento da polveri sottili provoca nel paese più di 66 000 morti premature, rendendo l’Italia lo Stato membro più colpito in termini di mortalità connessa al particolato, secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA). Il PM10 può provocare asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni, causando un numero di morti premature superiore al numero annuale di decessi per incidenti stradali.
La procedura di infrazione 2014_2147 riguarda 30 zone, situate nelle seguenti regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia. Il contenzioso riguarda però anche i superamenti del valore limite annuale, questo per 9 zone: Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura padana lombarda, Torino e Valle del Sacco (Lazio).
Il 16 dicembre 2015, depositai un’interrogazione proprio su questo argomento, chiedendo, tra le altre cose, al Ministro Gian Luca Galletti di conoscere quali iniziative intendesse intraprendere il Governo affinché la procedura di infrazione 2014–2147 venisse chiusa e di essere informata delle zone oggetto del contenzioso europeo.
Sia il testo completo dell’interrogazione che la risposta del Ministro sono disponibili al seguente link: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/11409&ramo=CAMERA&leg=17
E’ lapalissiano affermare come, a distanza di 16 mesi dal deposito dell’atto di sindacato ispettivo, la questione non sia stata risolta. La risposta del Ministro Galletti all’interrogazione di allora, così come le dichiarazioni odierne rese alla stampa, rendono manifesta l’inadeguatezza delle politiche sulla qualità dell’aria messe in atto dagli ultimi governi. Insistere sulla riduzione delle emissioni degli edifici pubblici e privati non ha senso se non si considerano le vere cause del problema, ovvero le emissioni industriali (alle quali il Ministro non fa cenno) e quelle dei trasporti (nessuna politica è stata attuata per lo sviluppo della mobilità elettrica o a idrogeno). La riprova è l’ulteriore intervento della Commissione europea. Il deferimento alla Corte di giustizia è quindi certo.
L’interrogazione doveva servire anche come monito al Ministero al fine di evitare quanto successo oggi. L’Italia, purtroppo, continua ad avere seri problemi riguardanti il rispetto del diritto comunitario, soprattutto sulle questioni ambientali. Tanto è vero che – come denunciato ripetutamente – continuiamo a pagare ingenti multe sulla cattiva gestione dei rifiuti in Campania e sulle discariche abusive. Le prossime sanzioni arriveranno per la cattiva gestione delle acque reflue, poi toccherà all’inquinamento dell’aria. Al peggio non c’è mai fine.