Discariche abusive: la quarta rata della sanzione ammonta a 21,2 milioni. Su tutto il resto il governo non risponde

  • 8 maggio 2017
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Durante la mia attività parlamentare, ho più volte affrontato la questione relativa alle discariche abusive ubicate in Italia. Come ho avuto modo di dire e di scrivere, la Corte di giustizia dell’Unione europea, in data 2 dicembre 2014, ha condannato il nostro Paese per 200 invasi non bonificati, localizzati nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

La Corte ha quindi condannato l’Italia a pagare una multa forfettaria di 40 milioni di euro più quelle semestrali a partire da un importo iniziale di 42.800.000 euro. Da tale importo sono detratti 400.000 euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma e 200.000 di euro per ogni altra discarica messa a norma. Quindi – ad oggi, ed in attesa di conoscere l’ammontare della quarta multa semestrale – l’Italia ha già versato alla Commissione europea, 40 milioni di euro come multa forfettaria e 39.800.000, 33.400.000, 27.800.000 euro come multe relative al primo, secondo e terzo semestre successivo alla sentenza. In totale 141 milioni di euro.

Visto che si parla di molti soldi e tenendo conto che le regioni ed i comuni coinvolti hanno la loro grossa responsabilità su tutta questa faccenda, il Governo ha attivato il procedimento di rivalsa, ai sensi della legge 28 dicembre 2015, n. 208 articolo 1, comma 813. In parole povere, il Ministro dell’Economia, Padoan, ha chiesto agli enti locali di risarcire lo Stato centrale proprio per le multe conseguenti all’omessa bonifica delle discariche abusive.

Ma circa un mese fa, il Tar del Lazio con una serie di sentenze con le quali ha accolto i ricorsi proposti dalla regione Friuli Venezia Giulia e dai comuni di Leonforte, Paterno’, Siculiana, Racalmuto e della Spezia, ha disposto che nessuna azione di rivalsa dovrà essere esperita dallo Stato su regioni e comuni. Tale giudizio è giustificato poiché con chiara evidenza che il corpus normativo in materia si richiede lo svolgimento di una fase propedeutica a quella dell’esercizio dell’azione di rivalsa, vale a dire l’individuazione delle relative responsabilità, che postulano il mancato esercizio del potere di provvedere, e che possono astrattamente sussistere sia in capo allo Stato sia in capo alle Regioni sia in capo agli enti locali.

Alla luce della sentenza del Tribunale Amministrativo, ho sentito l’urgenza di presentare un’interpellanza (http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=2/01779&ramo=CAMERA&leg=17) al MEF per sapere a che punto sia il procedimento di rivalsa

La risposta del governo è stata palesemente insufficiente ma ci ha almeno consentito di venire a conoscenza dellammontare della quarta rata pagata dall’Italia, ovvero 21, 2 milioni di euro per 98 discariche ancora da bonificare. Non ci dicono nulla sull’attività del Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale, il Generale Vadalà, fresco di nomina. E per quanto riguarda il procedimento di rivalsa si parla nella risposta del Ministro di un tavolo tecnico, che non si riunisce praticamente mai e allo stato attuale è del tutto inutile e serve solo a temporeggiare, mentre gli importi da pagare continuano a crescere. Attendiamo di conoscere anche l’entità della quinta rata, attesa per Agosto ma, visto lo stato delle bonifiche, probabilmente pagheremo fino al 2020, se non oltre. Nella risposta non viene detto nulla anche riguardo alla Corte dei Conti della Campania, che sta individuando i soggetti responsabili delle inadempienze.

In particolare per la Sicilia, a fronte di più di 12 milioni di euro già pagati, assistiamo alla preoccupante inerzia dell’Assessore Vania Contrafatto e del governo Crocetta, che sulle bonifiche hanno fatto soltanto dichiarazioni a mezzo stampa, senza mai portarle avanti concretamente e sono dunque corresponsabili. Due anni fa, nel marzo 2015, la Contrafatto dichiarava che “La procedura è dunque stata già avviata da un mese e per quanto riguarda le rimanenti discariche ho già trasmesso ieri gli atti in giunta per cui durante la prossima riunione verrà deliberato l’Accordo e si potrà procederà alla bonifica delle altre strutture”. Oltre 24 mesi dopo in realtà nulla è stato fatto per evitare di continuare a pagare queste somme ingenti. Ora l’assessore dichiara di voler attingere ai fondi europri per le bonifiche. Ma i fondi stanziati in precedenza che fine hanno fatto? Non ci è dato saperlo.

Per quanto mi riguarda, ho ben chiaro chi dovrebbe pagare, ossia coloro che hanno omesso di adempiere alle loro funzioni. Tale convinzione mi portò, in data 17 dicembre 2014, a presentare un dettagliato esposto alla Corte dei conti al fine di segnalare come i responsabili del danno erariale erano i presidenti del Consiglio ed i ministri dell’Ambiente facenti funzione all’epoca dei fatti ed i sindaci e presidenti delle regioni pro tempore, i quali hanno amministrato i territori dove sono ubicate le discariche oggetto della seconda sentenza della Corte di Giustizia europea.

Ho presentato un esposto alla Procura di Palermo (so che molti miei colleghi hanno depositato i medesimi esposti nelle altre 18 regioni coinvolte) del 18 settembre 2015, depositato al fine di sollecitare i Magistrati a disporre gli opportuni accertamenti per la violazione dell’art. 452 terdecies del codice penale, in quanto la “bonifica, il ripristino o il recupero dello stato dei luoghi” per ciò che riguarda le 11 discariche siciliane oggetto della causa, non è stata effettuata.

Oltre ai 162 milioni di euro pagati per le discariche abusive, bisogna individuare i responsabili delle altre pesantissime sanzioni: 82 milioni per i rifiuti della Campania (120 mila euro al giorno per circa 680 giorni), 42 per la sentenza sugli aiuti alle imprese di Venezia e Chioggia (30 milioni forfettaria e 12 semestrale), e 60 per i contratti di formazione lavoro (quest’ultima è  l’unica multa che l’Italia ha pagato completamente e che non prevede ulteriori costi).

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