Nei giorni di domenica lunedì e martedì scorso (23/24/25 luglio 2017) ho portato nella città metropolitana di Palermo la commissione di inchiesta sul degrado delle periferie. Come prima cosa mi sento il dovere di ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa ispezione: i miei colleghi di commissione, gli uffici della Camera dei Deputati, le associazioni ed i comitati del palermitano e tutti gli amministratori locali coinvolti, anche se tutti (giornalisti in primis) si sono premurati a citare solo il presidente Andrea Causin che non aveva la benché minima idea dell’esistenza dei luoghi che abbiamo visitato.
Non è stato facile organizzare il tutto e a dire il vero fino al giorno prima qualcuno ci ha provato più volte a mettersi di traverso credendo che io stessi organizzando una passerella politica. L’esito positivo di questa ispezione sono certa che abbia convinto tutti sul fatto che non ci sia mai stata in me questa intenzione, ma banalmente la volontà di far emergere i problemi che gli amministratori ed i cittadini vivono nelle nostre periferie.
Le tappe scelte infatti non sono state individuate in base ad amicizie o inimicizie con qualcuno del luogo, ma sono state scelte tra una rosa di situazioni differenti di degrado, che caratterizzano buona parte delle periferie dell’area metropolitana di Palermo.
Per queste ragioni le tappe proposte per le ispezioni erano luogo di problemi precisi e nessun problema è stato considerato più di una volta. Con questa logica è stato quasi spontaneo scegliere le tappe che qui di seguito vi sintetizzo:
– Il problema dell’abusivismo edilizio in attesa di demolizione della costa demaniale e costiera di Carini assieme agli immobili abusivi e mai toccati di Pizzo Sella a Palermo (con le intrigate vicende giudiziarie che la coinvolgono); una tappa questa che ha visto emergere da un lato le difficoltà economiche di un’amministrazione che vuole fare le demolizioni al fine di restituire la costa ai cittadini di un territorio dove i sequestri per mafia e corruzione hanno fatto da padrona e dall’altra le sospensione dei tribunali
– Il problema dell’edilizia residenziale pubblica contrassegnata fortemnete dal fenomeno delle occupazioni abusive allo ZEN di Palermo (i cui immobili non hanno ancora l’agibilità e le cui aree destinate ai servizi pubblici non sono realizzate poiché i terreni, dopo 30 anni, non sono stati ancora espropriati) e del quartiere PEEP di Carini, in cui il disagio sociale e lavorativo innesca meccanismi di solitudine e delinquenza;
– Abbiamo visitato gli edifici dello IACP, nei quali non si riescono a fare le manutenzioni degli immobili e che di fatto, non incassando neppure i bassi canoni di locazione, si fanno carico del disagio economico delle famiglie
– Il ruolo delle istituzioni e della scuola in particolare che, in quartieri a rischio come Brancaccio, si occupano di emarginazione sociale e valorizzazione (seppur con zero risorse) del proprio quartiere. ricco di attrazioni culturali ed architettoniche che. se valorizzate ed inserite in percorsi razionali, (così come hanno proposto gli stessi cittadini con il progetto Brancaccio 2.0 ) libererebbero il quartiere da una triste nomea
– Il problema della mancata pianificazione e programmazione in aree che geograficamente sono localizzate in naturali spazi da destinare al turismo ed all’accoglienza come i padiglioni della ex Chimica Arenella e del lungomare di Palermo da troppi anni poveri della dovuta attenzione
– Il problema degli immobili abbandonati e fatiscenti dei centri storici su cui l’amministrazione non riesce ad intervenire se non con la mera messa in sicurezza
– La scarsa valorizzazione di aree fortemente attrattive per il turismo come i mercati storici di Palermo che nonostante stiano lì da sempre con la loro struttura islamica fitta e le loro bancarelle espositive che lasciano pochi metri per il passaggio a piedi, non sono un’area pedonale. Una tradizione che deve inoltre fare i conti con le economie deviate dei nostri supermercati e dei centri commerciali.
– La situazione della normativa e degli strumenti urbanistici che differiscono profondamente dal resto d’Italia poiché in Sicilia siamo rimasti fermi ai PRG ed anche, in taluni caso ai Piani di Fabbricazione dei primi anni 60.
– Il senso di impotenza di quei cittadini di Casteldaccia che, portando sulla coscienza la colpa di vivere in un quartiere nato abusivo ed avendo pagato tutti gli oneri delle sanatorie, oggi si ritrovano a non avere le opere di urbanizzazione primaria, semplicemente perché la ditta che doveva realizzarle è fallita
– Il senso di appartenenza ad un quartiere che in certe realtà è davvero forte, al punto tale che anche se tutto va male, ciò che è stato realizzato grazie al coinvolgimento dei residenti, ciò che è stato deciso e proposto dai cittadini del posto, ciò che è stato realizzato da coloro che vivono quotidianamente il quartiere è giornalmente protetto, difeso e tenuto pulito (come i murales di Brancaccio e le piazzole di Ballarò); ciò che invece è stato imposto difficilmente viene accettato e sentito proprio.
Infine nella giornata di Martedì abbiamo avuto gli incontri con le associazioni (sempre numerose, entusiasmanti e ricche di idee ed iniziative stupende) e le forze dell’ordine istituzionali, ovvero, con il questore ed il prefetto di Palermo, il colonnello dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, oltre che del Sindaco di Palermo e della città Metropolitana. Devo però dire che di queste audizioni non sono rimasta molto soddisfatta, mi piace pensare che le forze dell’ordine forse stiano facendo delle indagini su cui (e lo capirei se fosse così, ma bastava dirlo) e non hanno voluto rendere noto nulla, ma sono rimasta allibita nel:
– Sentire il questore sostenere che non gli risultino collegamenti tra la malavita organizzata e la gestione dei rifiuti
– Sentire il prefetto dire che i tempi e le verifiche delle White list sono di 2/3 mesi come la media nazionale
– Sentire un Leoluca Orlando dire che le partecipate di Palermo hanno tutti i bilanci in regola (in realtà solo AMG GAS, tutte le altre sono in rosso ed in affanno gestionale) e parlare solo della sua città e del rapporto con le altre provincie e non dire praticamente nulla sulla realtà/programmazione della citta metropolitana (condivido però l’assurdità di aver abolito le provincie ed aver legiferato sulle città metropolitane senza però dettagliare gli strumenti ed i ruoli di queste nuove entità chiamate appunto città metropolitane).
Queste magari sono le mie opinioni a caldo, sarà mia cura rileggere lo stenografico di queste audizioni, ma adesso serve mettere insieme le idee e pensare a come e con quali strumenti può un governo nazionale supportare ed indirizzare i territori e gli amministratori affinché la piaga sociale, culturale, economica e lavorative delle nostre periferie avvii un serio percorso di cambiamento.
Senza fare promesse, senza pensare ai soliti finanziamenti a pioggia da spendere ad ogni costo ma ponendo al centro diverse migliaia di cittadini italiani e non che stanno male.
Grazie davvero a tutti.
Se avete suggerimenti o questioni da evidenziare non esitate a contattarmi.